lunedì 12 aprile 2010

"DA MILANO A COMPOSTELLA" Valerio Gardoni, giornalista e fotoreporter: Il viaggio di Ermoaldo.






XX incontro d'aggiornamento sui pellegrinaggi nel Nord Italia
IL VIAGGIO DEL MONACO ERMALDO
Richerio alle radici dello spirito benedettino
Viaggio a piedi nel cuore dell'Europa

Leno – Niederaltaich – Reichenau – Montecassino: 4 famosi monasteri, fortemente legati fra di loro e, a fare da trait d’union, proprio il cenobio di Leno. Da Reichenau come da Montecassino, rispettivamente nel 731 e nel 758, partirono 12 monaci che fondarono i primi l’abbazia di Niederaltaich nella valle del Danubio e i secondi il monastero di San Benedetto a Leno nella pianura padana.

Leno venne in contatto con il monachesimo d’oltralpe con il privilegio di Enrico II del 1019. Successivamente un monaco di Niederaltaich divenne abate a Leno nel 1035-1036: è Richerio (Richter), scelto e voluto dall’imperatore Corrado. Abile diplomatico , fedele al Papa della riforma ecclesiastica, aperto alla regola cluniacense e in totale accordo con l’imperatore,Richerio fu definito "l’uomo dell’imperatore” e nel 1038 venne nominato sia dall’imperatore che dal Papa , abate di Montecassino che resse fino al 1055, periodo nel quale ricoprì la stessa carica anche nel monastero di Leno.

Dopo il viaggio del monaco Ermoaldo (da Leno a Montecassino a piedi, nel maggio 2003), il novello pellegrino Valerio Gardoni ripercorre quest’anno il viaggio di Richerio, da Niederaltaich, nell’alta Baviera, in Germania, a Leno. Quasi 900 chilometri a piedi, attraversando la Germania, l’Austria, l’Alto Adige, costeggiando il lago di Garda e infine ritrovandosi all’ombra delle antiche vestigia leonensi, alle radici dello spirito benedettino nella sua più profonda dimensione europea.

Valerio Gardoni partirà da Niederaltaich domenica 6 giugno e arriverà a Leno l’11 luglio, dove, in occasione della Fiera di San Benedetto, racconterà la sua esperienza illustrandola con le immagini scattate durante il viaggio. Il percorso e il diario del viaggio sarà disponibile in Internet.

Perché Richerio
Il viaggio di Richerio, così come quello di Ermoaldo, rappresenta un ritono alle origini dello spirito benedettino, fatto di un legame stretto con la natura, il territorio, l’ambiente e di rapporti umani profondi. In secoli buoi e difficili i benedettini, incidendo in modo profondo nei territori dove erano insediati, hanno mantenuto apertura e relazioni fra le varie zone d’Europa, ponendo le basi dell’attuale civiltà del vecchio continente.
Le tappe
1) NIEDERALTAICH – Landau a. d. Isar
2) Landau a.d. Isar – Dingolfing
3) Dingolfing – Landshut
4) Landshut – Fresing
5)Fresing – Dachau
6) Dachau – Monaco
7) Monaco – Starnberg
8) Starnberg – Sankt Heinrich
9) Sankt Heinrich – Kochel a. See
10)Kochel a. See – Mittenwald
11) Mittenwald – Innsbruck
12) Innsbruck – Matrei
13) Matrei – Vipiteno
14)Vipiteno – Bressanone
15)Bressanone – Ponte Gardena
16)Ponte Gardena – Bolzano
17)Bolzano – Salorno
18)Salorno – Trento
19)Trento – Arco
20)Arco – Limone del Garda
21)Limone del Garda – Gargnano
22)Gargnano – Salò
23)Salò – Brescia
24)Brescia - LENO

Il pellegrino: Valerio Gardoni
Valerio Gardoni a 15 anni ha incontrato il suo grande amore, la canoa (o meglio il kayak), quando ha effettuato la prima discesa del fiume Oglio. Da allora moltissima acqua è passata sotto il suo kayak. Dal fiume di casa ai fiumi dell’intera Europa sin oltre il circolo polare artico. Ha partecipato a moltissime spedizioni internazionali, discendendo fiumi nei cinque continenti. Alpinista, vanta salite a diverse cime europee, sulle Ande, in Himalaia.
Pratica un’ intensa attività di sci alpinismo. Viaggia scegliendo mezzi, a volte faticosi come la bicicletta o a piedi, nel pieno rispetto del mondo che lo circonda. Ha praticato la speleologia ed il paracadutismo. Una vita avventurosa, impegnativa, a volte rischiosa, ma anche un ritorno vero e semplice alla natura, una ricerca di un rapporto umano più ampio e più profondo con chi è intorno a noi. L’amore per la natura, i paesaggi aspri e solitari, i tramonti in terre lontane, gli animali, il fragore delle acque nel loro lento incidere le rocce, il riuscire a trovare se stesso lontano dal grigiore della civiltà consumistica: sono le cose che lo trascinano sui fiumi del mondo che esercitano su di lui un fascino magnetico.
Valerio collabora attivamente con l’Operazione Mato Grosso, per la scuola di Andinismo in Perù nata per dare una speranza ai ragazzi poveri della Cordigliera delle Ande. Collabora anche con AAZ per migliorare le condizioni di vita dei bimbi dello Zanskar regione Tibetana Ambientalista è da anni nel consiglio direttivo di Mountain Wilderness per difendere gli ultimi spazi selvaggi della terra.
link utile http://www.popolis.it/SezioneEspansa.aspx?EPID=1!0!0!1202!40927!
ntiche strade di fede
L'emozione del viaggio di Ermoaldo in un convegno dedicato al pellegrinaggio: 11 aprile
di Valeria Gasperi
Milano - "Ultreya!" si legge nel Codex Calixtinus, noto anche come Liber Jacobi, questa formula di saluto, in uso tra pellegrini, un augurio e un incoraggiamento che nasce dall'unione di ultra (più) ed eia (avanti). Secondo alcuni la formula completa doveva essere "Ultreia, e suseia, deus adjuvanos" a sua volta figlia di una più antica "Ultreia, Suseia, Santiago", come a dire "Forza, che più avanti, più in alto c'è Santiago". Quando ancora non esistevano gli ”europei”, gli abitanti dell’Europa, estesa anche ad alcune province dell’Impero romano, erano detti "i cristiani". Un popolo solo, legato dalla comune cultura classica, trasformata dal messaggio del Cristo, affiatato dall’incontrarsi sulle vie di pellegrinaggio: gente in cammino verso Santiago, Roma, Gerusalemme.
Su queste strade, incontrandosi e soccorrendosi, verificavano la fede comune, scambiando informazioni di tutti i tipi: il calzolaio sceso dal Nord imparava le tecniche del calzolaio siciliano, che a sua volta scopriva i "trucchi del mestiere" del compagno nordico, il menestrello imparava leggende e canzoni che avrebbe poi diffuso al ritorno. È dedicata a quegli antichi pellegrini, al loro ricordo - vivo nelle chiese, cappelle, croci, affreschi, bassorilievi che fungevano, nel Medioevo, da vere e proprie segnalazioni stradali - la giornata di studi organizzata dall'Associazione Lombarda di Studi Jacopei per il Ripristino degli Itinerari Compostellani, Romei e Ierosolimitani.
Protagonista, tra aprile e giugno 2003, di un singolare viaggio a piedi da Leno a Montecassino seguito da Popolis, il giornalista e reporter Valerio Gardoni offrirà la propria emozionante esperienza, il racconto del pellegrinaggio sulle tracce del monaco benedettino Ermoaldo, fondatore dell’Abbazia di Leno: "Correva l’anno 758 d.C. sulla fertile pianura, nella terra di mezzo fra il fiume Oglio e il Mella, oramai da anni si parlava la lingua longobarda e la cultura degli uomini venuti col vento del nord si era mescolata con la generosa terra della Bassa. Correva il tempo del leggendario Desiderio, ultimo re dei Longobardi, della nobile moglie Ansa che diede sposa la figlia Ermengarda a Carlo Magno e del principe Adelchi...". Un ritorno alle origini, quello di Gardoni, lungo 1000 chilometri su cui si sono affollati "incontri umani meravigliosi, di paesaggi, di storia, di fatica e solitudine".

A prescindere dalle motivazioni (per chiedere una grazia; per adempiere ad un voto; per una ricerca religiosa personale) la conditio sine qua non era la spoliazione, alla partenza, di ogni avere terreno. "Accipe hanc peram habitum peregrinationis tuae ut bene castigatus et emendatus pervenire merearis ad limina sancti Iacobi, quo pergere cupis, et peracto itinere tuo ad nos incolumis con gaudio revertaris, ipso praestante qui vivit et regnat Deus in omnia saecula saeculorum" (Ricevi questa bisaccia, che sarà il vestito del tuo pellegrinaggio affinché, vestito nel modo migliore, sia degno di arrivare alla porta di San Giacomo dove hai desiderio di arrivare e, compiuto il tuo viaggio, torni da noi sano e salvo con grande gioia, se così vorrà Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli).

E ancora "Accipe hunc baculum, sustentacionem itineris ac laboris ad viam peregrinationis tuae ut devincere valeas omnes catervas inimici et pervenire securus ad limina sancti Iacobi et peracto cursu tuo ad nos revertaris cum gaudio, ipso annuente qui vivit et regnat Deus in omnia saecula saeculorum" (Ricevi questo bastone, per sostegno del viaggio e della fatica sulla strada del tuo pellegrinaggio affinché ti serva a battere chiunque ti vorrà far del male e ti faccia arrivare tranquillo alla porta di San Giacomo e, compiuto il tuo viaggio, torni da noi con grande gioia, con la protezione di Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli).

Non raramente, preso possesso dei regolamentari "beni", il novello pellegrino redigeva un testamento e optava per la vendita o l'ipoteca del suo patrimonio al fine di finanziare il lungo viaggio. Dava disposizioni per il controllo delle sostanze che eratemporaneamente costretto ad abbandonare, ottenendo talora una speciale tutela della Chiesa, dalla quale ricavava un particolare prestigio. Da lì in avanti, tutto quel che era ragionevole aspettarsi era fatica e concreto pericolo, minacciato dallo stato precario delle strade, dalle catastrofi naturali e dai frequenti assalti dei banditi, in cammino per motivi di natura diversa da quella religiosa.

È toccato a San Giacomo Maggiore, che l'iconografia ci restituisce come santo-guerriero diventare, nell'epoca in cui gli Arabi dominavano la Spagna del Sud e quella Centrale, in quanto protettore della Reconquista, spesso intervenuto in modo decisivo per aiutare i cristiani a sconfiggere i mori, una sorta di simbolo per tutti i pellegrini e tutti i pellegrinaggi. Così è, del resto, per il Santuario di Compostela, dove si ritiene riposino i suoi resti mortali. Anche in memoria di Santiago Matamoros (uccisore dei mori), e a ribadire le radici cristiane della cultura occidentale, il Consiglio d’Europa ha dichiarato nel 1989 il “Cammino di Santiago” primo itinerario culturale europeo.
IL VIAGGIO DI ERMOALDO

1000 chilometri a piedi da Leno a Montecassino sulle tracce del sentiero percorso nel VIII° secolo dal monaco benedettino Ermoaldo fondatore dell’Abbazia di Leno, 1000 chilometri di incontri umani meravigliosi, di paesaggi, di storia, di fatica e solitudine.



Correva l’anno 758 d.C. sulla fertile pianura, nella terra di mezzo fra il fiume Oglio e il Mella, oramai da anni si parlava la lingua longobarda e la cultura degli uomini venuti col vento del nord si era mescolata con la generosa terra della bassa. Correva il tempo del leggendario re Desiderio, ultimo dei Longobardi, della nobile moglie Ansa che diede sposa la figlia Ermengarda a Carlo Magno e del mitologico figlio Adelchi principe eroe, cantato in un secolo a venire dalla tragedia di Alessandro Manzoni.
Re Desiderio, forse partorito a Leno, amava l’orizzonte infinito della pianura, decise di costruire una Abbazia che avrebbe lasciato indelebile l’impronta della saggezza benedettina nelle terre di mezzo fra i due fiumi.
Fu così che per volere del re Desiderio dalla lontana, lontana Abbazia arroccata sul colle di Montecassino, a sud della penisola italica, uno sparuto gruppetto di monaci, avvolti nel bianco saio, mise la bisaccia a tracolla, impugno il bastone o bordone del viandante pellegrino e carichi di saggezza, di fede, ubbidiente all’umile regola di S.Benedetto “ora et labora”, si mise in cammino per il lungo viaggio.


Questi impavidi monaci cavalcarono monti, attraversarono fiumi, steppe e paludi col vento, la pioggia e il sole giunsero a Leno per dar vita al sogno del re Desiderio: la grande Abbazia di S.Salvatore, il loro abate portava il nome “Ermoaldo”.
Correva l’anno 2003 d.C., era un pomeriggio di primavera, il sole abbracciava la pianura vestita di verde, ricamata di fiori, le rondini sfrecciavano nell’ora tiepida d’aprile e gli aromi riempivano l’aria tarda del meriggio. Un gruppo di persone s’era data appuntamento sul prato, nel cuore di Leno, che custodiva gelosamente, come una dote nuziale, la storia della mitologica Abbazia di S.Salvatore. Meticolosi archeologi avevano tolto piano piano la coltre di terra e le poderose fondamenta della leggendaria Abbazia avevano rivisto la luce, erano uscite le voci cantilenanti dei monaci, i loro spiriti vaganti nelle notti di luna avevano protetto il sacro suolo con i suoi segreti, ora erano pronti a raccontarci d’un tempo, d’un passato che può essere monito per il futuro.
Avevo raccolto per chissà quale magia l’invito di quelle voci e stimolato da un piccolo affresco che raccontava delle antiche vie dei pellegrini, m’ero messo il sacco in spalla e, impugnato un lungo bordone, partivo per un’avventura senza precedenti: più di mille chilometri a piedi lungo le antiche strade medioevali.
Quel gruppo di persone mi strinse la mano in un commosso saluto e dopo l’abbraccio con i miei genitori, mi incamminavo nella storia, dimenticando il presente avrei ripercorso a piedi la leggenda: tornavo sui passi di Ermoaldo dopo 1200 anni per raggiungere viaggiando e vivendo come un viandante pellegrino, la lontana Abbazia di Montecassino…
E’ stato un lungo cammino, ricco di emozioni, dell’incanto di paesaggi infiniti, di calore umano, di fatica e solitudine, ma quella sera ero solo al primo dei tanti tramonti…
VALERIO GARDONI

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