Domenica 28 giugno si è svolto il “primo cammino della rinascita della Via del Tagliamento”: circa 35 km percorsi a piedi sulle orme dei cammini medievali, da Venzone all’antico hospitale di San Giovanni di Gerusalemme a San Tomaso di Majano, attraverso Gemona, Osoppo e Cimano lungo il corso del fiume.
Settanta sono i pellegrini provenienti da tutto il triveneto oltre che dalla vicina Slovenia, ritrovati per ripercorrere a piedi dopo diversi secoli la Via del Tagliamento. Questa è parte dell’antica Via d’Allemagna che collegava i paesi Baltici con i porti dell’Adriatico e in particolare
con Venezia, e da lì via mare per la Terrasanta, o ancora a piedi verso Roma e Santiago de Compostella. Dopo circa quattro secoli riprendono a scorrere i pellegrini che attendono accoglienza a San Giovanni di Gerusalemme, uno fra i più antichi spedali superstiti della rete ospitaliera medievale europea, prima istituzione degli ospedali gratuiti. Assicurando ospitalità e cure gratuite garantiva a tutti la possibilità di mettersi in cammino, di ampliare le conoscenze, di scambiare cultura dando l’impulso alla grande ripresa europea del tardo medioevo.
Questo cammino rientra tra le iniziative dell’amministrazione comunale di Majano nell’ambito del progetto di recupero del complesso storico di San Giovanni e della sua etica funzione, e ha trovato l’ampia collaborazione del Borgo di San Tomaso e del Comune di Majano, nonché delle associazioni venete e friulane dedicate al pellegrinaggio oltre che dei comuni attraversati dal cammino.
I pellegrini provenienti da lontano, una trentina, avevano già trovato accoglienza dal sabato 27 a Venzone presso la chiesa di San Pietro a Stazione di Carnia, a cura della parrocchia e della comunità. Dopo la visita con Aldo Di Bernardo al duomo di Venzone, straordinario esempio di architettura
gotica del XIV sec., don Roberto Bertossi celebra la santa messa in lingua friulana che si rivela come una musica in perfetta armonia con la struttura tormentata dell’abside, ripristinata dopo il sisma del ‘76 con un intervento straordinario di restauro per anastilosi.
Ne segue la cena a Carnia, semplice genuina preparata insieme, e sempre insieme saremo anche nella sala diventata più tardi camerone comunitario. Il sonno, in sacchi a pelo su materassino in un clima sereno di condivisione, prima riscoperta di essenzialità, in pochi minuti ti ritrovi di nuovo dentro la storia, sono lontane e non rimpiante le comodità individuali, personalizzate, illusorie.
All’alba sveglia alle 5, siamo in settanta davanti al duomo, partenza alle 6, c’è anche il sindaco di Majano, molti sono pellegrini con esperienza dei camini majores, accanto a persone interessate forse alla ricerca, alcune si stanno preparando per Santiago, tutti
comunque decisi ad arrivare fino a San Tomaso a prescindere dalle previsioni meteorologiche. Ci fermiamo dopo pochi minuti alla splendida chiesa dei Santi Anna e Giacomo a Venzone, aperta gentilmente dalla custode per la
preghiera a San Giacomo protettore del cammino. Alla chiesa era annesso nel medioevo un romitorio, posto di sosta per pellegrini. A Venzone nel medioevo c’era già il Pio Istituto Elemosiniere (ancora oggi importante ospizio) e il convento degli Agostiniani presso la chiesa di San Giovanni. Più a sud, a Ospedaletto l’hospitale dei Cavalieri di Santo Spirito.
Si procede speditamente in salita fino a Sella Sant’Agnese, lì è completa la panoramica su Gemona, Venzone e sul greto del Tagliamento. Dopo la sosta breve alla chiesa omonima del XII sec. si arriva tra sentieri e stradine, al centro di Gemona verso 8.30 dove incontriamo la nostra guida Daniela Bierti che ci parla della storia di Gemona e del suo celebre duomo romanico–gotico del XIII-XIV ben restaurato, con la facciata monumentale e lo splendido rosone originale che lo rende unico. All’interno, la navata centrale deformata, e sulla destra il celebre Cristo del terremoto, il crocifisso ligneo del XV oggi senza più braccia, senza mento tutto ferito dai crolli del ’76, anche lui, come le stesse città di Gemona, Venzone, Osoppo Majano e altre. E’ qui che il nostro cammino ha il suo più intenso e doloroso momento di ricordo. Vicino al duomo l’ex-hospitale di S. Michele e, un po’ a sud, la chiesa e il romitorio di Santa Maria La Bella, non ancora ricostruita. E’ stato molto apprezzato il materiale culturale informativo distribuito a tutti i pellegrini dalla locale pro loco di Gemona. Gemona e Venzone erano importanti centri di traffici commerciali e, fino all’avvento di Venezia, costituivano una doppia dogana con l’istituto del Niederlech ("scarico"), centri di smistamento di cereali, metalli, e punto di incontro della via del sale da nord (via Salisburgo) e della “via dell’ambra” o “d’Allemagna” da nord-est. Gestivano anche il flusso dei pellegrini indirizzandoli verso Aquileia o, seguendo la via del Tagliamento verso Osoppo, e San Tomaso, San Daniele... fino all’Adriatico. Scendiamo verso Osoppo dove arriviamo alle 11 e, dopo una breve sosta sull’altopiano della
Fortezza, sostiamo presso l’antica chiesa di San Giacomo dove ci viene offerto un gradito rinfresco a cura del Comune. Alla chiesa parrocchiale di Santa Maria ammiriamo l’affresco del miracolo dell’impiccato e del gallo: il miracolo più noto ed amato dai pellegrini compostellani e così diffuso lungo il cammino di Santiago di Compostella che si trova spesso nelle chiese lungo le vie di pellegrinaggio di tutta Europa così come nella nostra regione. E’ questa la migliore testimonianza del flusso del pellegrinaggio compostellano.
Dopo una sosta pranzo al parco della colonia proseguiamo verso il Tagliamento con deviazione al colle di San Rocco accompagnati da Daniele Bertossi guida locale CAI. Ci accompagna in alto a cogliere la visione completa del Tagliamento da Gemona a Pinzano. Qui il fiume, senza rettifiche antropiche, si presenta nella sua forma caratteristica a canali intrecciati tipica dei fiumi allo stato primitivo naturale: il Tagliamento costituisce ormai il più significativo
esemplare e modello unico in Europa. Arriviamo alla chiesetta medievale di San Rocco; anche ad essa come a San Giacomo era collegato un romitorio sosta per pellegrini, almeno dal XIV. Siamo ormai sul sentiero che costeggia il greto del fiume: le “sorgive di Bars”, rogge di acque trasparenti che si raggruppano e tornano al corso principale del fiume. Tra questi corsi d’acqua, si snoda il percorso scelto per il cammino.
Ci fermiamo per una sosta meritata e rinfrescante dopo quasi trenta km di cammino su una spiaggetta dove vediamo volteggiare i grifoni della vicina riserva di Cornino. Il cammino prosegue poi a sud verso San Tomaso, attraverso il ponte della ferrovia Gemona-Sacile. Ci arriviamo con un percorso attraverso stradine e sentieri tra
boschi, piccoli guadi e ponticelli che si snodano tra i prati estesi di Osoppo, luogo dell’antico grande lago. Dal ponte della ferrovia passando attraverso un boschetto arriviamo alla casa della signora Olimpia, un dono del cammino, dato che ha falciato il sentiero e ci ha atteso preparando a sorpresa un ristoro provvidenziale.
Sulla strada di Susans c’è anche il ristoro programmato, portato dal gruppo di accoglienza di San Tomaso. Ultimo sforzo la salita ai “Prats de Mont” ultimo sguardo dall’alto sul Tagliamento e poi giù attraverso stradine e sentieri finalmente a San Tomaso, all’antico hospitale di San Giovanni di Gerusalemme.
La sospirata sosta arriva alla fine della giornata di cammino sulle orme e con lo stesso spirito di migliaia di pellegrini medievali. Ci attendono all’antica chiesa di San Giovanni oltre al trecentesco grande affresco di San Cristoforo, (scudo contro la morte improvvisa), parte degli abitanti del borgo con don Alfonso parroco di Susans, il sindaco di Majano Claudio Zonta e l’assessore alla cultura Maria Teresa Garzitto. Padre Leone Tagliaferro fondatore di associazioni di pellegrini, è il padre spirituale del pellegrinaggio con particolare riguardo a quello Compostellano, ed ha officiato la messa e dato il benvenuto ai pellegrini. Siamo arrivati.
L’accoglienza finale è presso la sala parrocchiale con una cena preparata da un gruppo generoso di volontari di San Tomaso, giovani ed esperti cuochi. Un ringraziamento a queste persone disponibili, le risorse del borgo. Un ringraziamento anche a Renato Rossetti, Paolo Tiveron, Giuseppe Pojana, Luciano Zucchiatti e a Nino Candusso per la collaborazione nella logistica e a Marco Bregant, per la collaborazione nello studio del percorso.
Qualche piccolo guado, le salite, la grande fatica, la sete, ma anche l’accoglienza, il ristoro, le guide culturali volontarie, servizi sempre gratuiti o comunque aperti ai donativi tendono a ricreare il clima di condivisione che favorisce la solidarietà e l’apertura facendo capire almeno in parte, almeno per un giorno, la funzione importante di San Giovanni; questo reperto superstite della rete medievale di siti ospitalieri realizzata in pieno feudalesimo in Europa sul modello del primo hospitale di Gerusalemme.
Il pellegrinaggio si sa è metafora della vita dell’uomo; è soluzione semplice e naturale, rispettata da tutte le culture e religioni, è ricerca di essenzialità condivisibile, è il riscoprire il mondo alla velocità naturale propria dell’uomo, quella del cammino a piedi, la sola che rende possibile l’osservazione della natura da dentro la natura e lo studio della storia da dentro la storia, rende naturale la solidarietà e il reciproco incoraggiamento, semplice la comunicazione, fecondo il ragionamento e ricco lo scambio culturale.
Marino Del Piccolo
venerdì 16 aprile 2010
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